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Shodan

Nei giorni 16 e 17 febbraio 2008 il M°.Tittarelli ha tenuto uno stage a Modena e, proprio in occasione di questo stage, io e Albi abbiamo sostenuto gli esami per diventare Shodan, ovvero cintura nera. La mattina del 16 abbiamo fatto normalmente allenamento, e ovviamente io e Albi abbiamo cercato di cogliere ogni minimo dettaglio che ci potesse tornare utile per l’esame. Tutto sommato eravamo abbastanza tranquilli, tenuto conto che i nostri compagni non perdevano occasione per ricordarci che di lì a poco avremmo avuto l’esame; o meglio, siamo rimasti calmi fino a circa mezzora prima dall’inizio ma quando il M°.Tittarelli e tutta la commissione (formata da ben altri 3 maestri oltre al nostro) è salito sul tatami, beh, allora la mia mente si è completamente svuotata. Ormai, quello che c’era da fare era stato fatto, ci eravamo allenati duramente per questo giorno: ora non dovevamo fare altro che dimostrare anche agli altri ciò che eravamo in grado di fare, con determinazione e grinta… a dirla così sembra una cosa tanto facile… e in effetti lo è stato!
Per quanto mi riguarda, ogni emozione era sparita durante l’esame: non facevo altro che fare ciò che mi veniva richiesto… e i 50 minuti che io e Albi abbiamo impiegato per fare entrambi i nostri esami, sono davvero volati; alla fine non riuscivo a capacitarmi del fatto che tutto si fosse risolto così “velocemente”. Ci ho messo davvero qualche attimo per capire che avevamo davvero già finito. Poi ancora gli ultimi attimi di tensione, con la commissione che si consultava per decidere l’esito dei nostri esami… nessuno osava fiatare, fino a quando il M°: Tittarelli ha chiamato Albi che è andato davanti all’intera commissione: il verdetto era…Shodan! Che bello!
Ero davvero felicissima per lui e per un attimo mi sono dimenticata di me stessa. Ovviamente dopo è stato il mio turno… anche io sono stata (finalmente!) promossa Shodan! Ho cercato in tutti i modi di non scoppiare in lacrime (e ci sono riuscita) durante l’annuncio, ma non ho avuto neanche il tempo di rendermene conto, che abbiamo dovuto fare il saluto… Beh, dopo il saluto, tutte le emozioni che avevo represso durante l’esame sono saltate fuori, e la gioia è esplosa in un abbraccio generale coi miei compagni. Ero davvero felicissima di avercela fatta e il fatto che tutti i miei compagni del dojo di Correggio fossero venuti apposta per vedere me e Albi e per sostenerci, mi aveva dato davvero una grande energia. Nonostante la mattina dopo io e Albi fossimo davvero a pezzi (in pratica il sabato avevamo fatto circa 7 ore di allenamento), tutta la carica, l’adrenalina e l’entusiasmo ci hanno dato l’energia per affrontare una nuova mattinata di allenamento: probabilmente l’allenamento più bello che io abbia mai fatto finora; ormai tutta la tensione era sparita ed ora si trattava di “ricominciare da capo”: quel momento segnava l’inizio di un nuovo cammino verso il vero Aikido (ora sì che cominciano i guai…).
Comunque la cosa più bella è stato il poter condividere con tutti i miei compagni questo grande traguardo: sì, perché non eravamo solo io ed Albi ad aver sostenuto l’esame, ma anche tutti loro che ci avevano aiutati, ed in primis il nostro Maestro Carlo. Perciò, colgo l’occasione di ringraziare tutti quanti i ragazzi del dojo, in particolare il Maestro Carlo, e AlbertoT., Donald, Manu e Max che si sono prestati a farci da uke all’esame. Inoltre voglio ringraziare anche Albi, perché so che è stato davvero un percorso duro, aver cominciato nel corso dei bambini e aver resistito quando tutti gli altri nostri amici smettevano… non so se sarei arrivata a questo grande traguardo senza di te e il nostro scambievole sostegno camuffato da competizione; o meglio, forse ci sarei arrivata lo stesso, ma il fatto di aver condiviso con qualcuno, passo dopo passo,
questa incredibile esperienza, fatta di divertimenti ma anche di duro lavoro, mi ha reso davvero più forte. Ed ora, dopo la cena con l’immancabile rito tradizionale giapponese del Sayonara Nikkyo (rito di iniziazione che è il vero spauracchio di coloro che devono fare l’esame da nera), io e Albi, rispettivamente a soli 18 e 16 anni, possiamo finalmente e definitivamente dirci SHODAN.

Ilaria Pantaleoni